lunedì 9 settembre 2013

"Ci sono cose che le persone devono sbrogliare da sè..."

Eccomi qui, reduce da un altro dei miei appuntamenti settimanali con lo psico. Ringrazio davvero di aver trovato il mio terapeuta, che mi aiuta a oggettivizzare, sdrammatizzare, vedere le cose in modo più lucido e a sentirle meno pesanti.
E' tornato dalle ferie finalmente, e quindi ecco qui al primo/secondo appuntamento. Non ho potuto evitare di vomitargli addosso quello che successe quella sera coi miei, quando mia madre mi bloccò sul momento di uscire di casa, e mi disse che ci stavamo trasformando in estranei, che ognuno si fa i fatti propri, che non ci confidiamo, che non abbiamo gesti di affetto, abbracci o altro per loro ecc ecc

"lei come si è sentita?"
"Male. Infastidita e in colpa allo stesso tempo. Non era il momento adatto a dirmi quelle cose, proprio adesso che sto pensando un pò a me....."
"Beh, ma quello che fa lei è normale... con il tempo una persona cambia confidente... quando sei bambino hai il genitore, poi le amiche, poi il compagno... si cambia nella vita e si cambiano i punti di riferimento. Non per questo i genitori valgono meno, semplicemente, il loro ruolo cambia. E non vuole neanche dire che non li si prende più in considerazione, o che gli si vuole bene di meno. Semplicemente, si diventa indipendenti con la propria vita, e deve essere così".
"Si ma vede, a me dispiace che stiano male, e lo capisco, veramente, capisco che si sentano trascurati e messi da parte, ma io cerco di fare la mia vita, non lo faccio per meno stima o affetto verso di loro. Invece capita anche che mi sento in colpa per, appunto, scegliere di fare le mie cose e dedicare tempo alle mie cose".
"Ma il figlio indipendente è quello a cui dovrebbero aspirare tutti i genitori. Se il figlio è indipendente, vuole dire che il lavoro che è stato fatto su di lui ha funzionato, ed è stato fatto bene, ci sarebbe da esserne felici e orgogliosi. Mi sembra che ci sia una confusione su questo piano nella testa dei suoi genitori, perchè confondono l'indipendenza con il menefreghismo. Ma non è così. E' giusto fare la propria vita e pensare alle proprie cose, è giusto essere indipendenti, è nel momento  in cui non lo si è, o non si riesce a esserlo, che è il vero problema e quello è il momento in cui bisognerebbe preoccuparsi davvero.... "

Questa discussione mi ha fortunatamente sciolto un nodo dentro. Mi sono sentita bene. O meglio, mi sono sentita un pò sollevata perchè capisco che quello che faccio, non è tutto male, come invece dicono loro. Non sono figlia menefreghista, non sono figlia egoista, sono figlia indipendente, e oserei dire ERA ORA, A 30+++ ANNI!

"Vede, è capitato in passato che la sorella di mia madre avesse avuto problemi, e sa mia madre quanto tempo ci ha perso con lei? Con nervoso e incazzature, cercando di farle capire che stava sbagliando, come correggersi ecc, e non c'è mai riuscita... anche perchè, a 60 anni, penso sia difficile cambiare... e poi io lo dico x esperienza, cambi quando sei pronta e quando ci arrivi TU con la tua testa. Ok il suggerimento esterno... ma non l'ossessione dall'esterno!!!! Anni di nervosi e rabbie per cosa? Lo dicevo spesso a mia madre, che doveva pensare di più a risolvere i SUOI problemi piuttosto che quelli degli altri. Ma per mia madre il rapporto famigliare è così, anche opprimente e soffocante, tu DEVI fare TUTTO per la tua famiglia di origine. E quando mia cugina, verso sua madre, non faceva nulla, mia mamma la tacciava di egoismo, e so bene che ora sta pensando la stessa cosa di me. Io non capisco fino a che punto devo o posso spingermi nell'aiutare i miei a risolvere i loro problemi".
"Ci sono cose che le persone devono imparare a sbrogliare da sè. Devono lavorare, darsi da fare, e capire. Si se vuole, può dire qualcosa, o far qualcosa, ma non è compito suo. Devono arrivarci loro, lavorando. E allo stesso modo, se pensano che sia egoismo... non è detto che sia sbagliato. Le faccio un esempio: una mamma ha un bimbo piccolo e continua a imboccarlo con risposte, continua a prevenire le sue richieste, prima che lui chieda o dica qualcosa, lei lo ha già fatto... in questo modo questo bambino crescerà senza capacità di chiedere, di far presente i suoi bisogni, e in lui si genera una difficoltà nel distacco con conseguente sensi di colpa quando lo fa..."
L'ho interrotto
"Un pò come mia madre?"
"Esatto... Stando troppo addosso agli altri non si fa del bene, anzi, si  fa loro del male come lei sa. Le persone devono imparare a sbrogliare le loro cose da sè..."

Ho sempre sentito la GRANDE responsabilità di dover "accudire" i miei in qualche modo. Ho sempre sentito che, se non lo avessi fatto, avrei fatto un torto verso di loro, e ci sarebbe stata una grande mancanza, avrei commesso un grande atto di egoismo. Mi sono auto annullata per 26 anni, VENTISEI, per non dare a loro il "dispiacere" di vedermi crescere e allontanare.... perchè sapevo che lo sarebbe stato, e infatti lo psicologo me lo ha confermato: se io cresco e divento adulta, per loro è una sofferenza perchè si sentono messi da parte, come se a uno non gliene fregasse più nulla, e mi vedono solo come una egoista, MA NON E' COSI'.
In qualche modo mi hanno inculcato che se non stai h24 in famiglia, o se cmq non dedichi tempo e cose a loro, è perchè non te ne frega, sei un figlio egoista ecc. Quando invece NON E' VERO CHE E' COSI'.
Mi rendo adesso conto da DOVE arrivano tutti i sensi di colpa che ho, tutte le paure di farmi una mia vita, di vivere facendo qualcosa che piace a me. Questi discorsi non sono mai stati fatti ad alta voce dai miei, eppure in qualche modo questi modi SBAGLIATI di ragionare sono entrati in me e li ho fatti miei. In questo modo, sempre x non ferirli, non ho mai risposto, ho sempre detto di si, ho sempre accettato tutto, pur di fare la brava, di non contraddire, di non fare arrabbiare, e di non fare soffrire... e la sofferenza che sentivo IO, le parole non dette - o meglio come dice lo psico "ingoiate", sono diventate cibo.... a cui io però ho detto BASTA.

E' dal 12 agosto che non mi abbuffo. E non posso dire di essere a dieta, perchè pur mangiando benissimo e concedendomi un pasto libero la settimana, io voglio vederlo come uno stile di vita che durerà per sempre, e che spero di portare avanti a vita, e anche x i miei figli. Io ora mangio di tutto, senza esagerare, mi ascolto per capire quando sono piena, e soprattutto MI RIFIUTO DI CEDERE ALLA MALATTIA E A QUESTI PENSIERI MALATI. Non voglio più esser schiava del cibo, nè tantomeno voglio esser schiava di questi pensieri malati, che provengono dalle teste ( malate ) dei miei. Loro con il cibo hanno lo stesso rapporto distorto che ho ( avevo ) io... un motivo ci sarà.... E se l'impulso di mangiare arriva, lo ricaccio indietro a calci, e cerco di capire CHE COSA mi sta dicendo il mio cervello in quel momento, e che sentimento voglia nascondere con il cibo.... e visto che senza cibo-anestetico le cose si sentono in modo più forte, sto imparando anche a far fronte a quelle..

Chi vivrà vedrà!






lunedì 19 agosto 2013

Dieta, l'odiata parola... ma anche no.

E' stata una settimana proficua... Più calma al lavoro e ne ho approfittato per sistemare alcune cose.
Intanto è una settimana che NON MI ABBUFFO. In più ho deciso che farò 3 volte a settimana attività aerobica, non posso al momento iscrivermi in palestra ma avendo un tapisroulant in casa, perchè non approfittarne?

Inoltre, ho anche deciso di tenere sotto controllo l'ailmentazione ( sto usando MyFitnessPal per avere sotto controllo Kcal e macronurtienti ) e di lasciarmi un pasto libero a settimana, in questo caso la domenica sera visto che è il giorno in cui di solito io e il mio compagno usciamo a cena o al giapponese o al messicano o a farci una pizza.

Sto cercando di tenere una dieta leggermente iperproteica perchè mi fa sentire più piena. Sono comunque intorno alle 1600 Kcal quindi dovrei essere nel mio range corretto.

E che dire... almeno x il momento ho tutto sotto controllo. Non sono agitata nè tantomeno ossessionata da questa cosa, sto solo facendo un sacco di ricerche online per cercare di studiarmi un piano nurtizionale.
Sarà complice anche il fatto che sto mangiando a casa del mio compagno in questo periodo di ferie, ad ogni modo  riesco a controllarmi e .. sinceramente non so come ho fatto. Sarà che mi ha spaventato vedere nero su bianco, su quel libro, il "se non smetti con il binge, nessuna dieta funzionerà mai"... ad ogni modo qualcosa è cambiato...e... non voglio una dieta. Dieta come rinuncia e come privazione. Voglio un piano che posso mantenere a vita. Anche se cmq l'idea di dover controllare e pesare quel che mangio non mi piace, ad ogni modo voglio un qualcosa da mantenere sempre anche dopo. Per questo non voglio vederla come dieta, perchè la parola in sè mi ricorda cose spiacevoli e non troppo belle.
In questa settimana pur stando nelle 1600 Kcal ho amgniato di tutto, sentendomi sempre piena. Sono stata in ascolto e ho cercato di capire quando effettivamente ero piena, sazia, quando il corpo mi diceva "ho abbastanza benzina, non me ne serve più".

E' su questa strada che vorrei continuare.
E da sta settimana si riprende anche a lavorare, ho diverse preoccupazioni in questo mese festivo, legate al lavoro, quindi farò di tutto per tener duro e per non influenzare l'alimentazione con tutto ciò che viene da fuori.

mercoledì 14 agosto 2013

E si va avanti...

Dopo l'ultimo post scomposto e sconvolto che ho postato, non è cambiato molto.
Diciamo che è RIDICOLA la pretesa di mia madre di fare la famiglia del Mulino Bianco, quando ANCORA  non ha cambiato niente dei suoi atteggiamenti, in cui si crede superiore, migliore, e che ha sempre ragione in quanto genitore.
Mio padre x contro, mi sta addosso tipo sanguisuga, specie essendo a casa adesso in ferie, e non si accorge che dà fastidio - da un eccesso all'altro, come faccio ad accettarlo?

Che mi lasciassero respirare...

Per contro ho letto un libro, "The Body Fat Solution" di Tom Venuto, che affronta dieta, sollevamento pesi, attività aerobica ecc sotto diversi punti di vista, incluso quello psicologico. Fortunatamente non il solito libro-americanata, che mi ha fatto riflettere non poco, specie la conclusione. Diceva più o meno, prima di mettersi a dieta, assicurarsi di aver trovato il modo per affrontare l'emotional eating perchè altrimenti dopo uno, due, tre, sei mesi si torna daccapo. Non che io non lo sapessi ma il vederlo scritto nero su bianco mi ha fatta in qualche modo spaventare e sbiancare. Finchè non se ne va sta continua "smania" di mangiare, non cambiaerà nulla, ritornerò sempre sui miei passi, perchè dopo un pò esplodo.
In qualche modo è stata una cosa che mi ha colpita e mi ha fatto cliccare qualcosa in testa. Non che io stia esattamente bene, ma è cambiato qualcosa... Tanto che lunedi scorso sono andata in piscina. E poi ho iniziato a fare attività ( Hiit e basta per ora, ho un tapis roulant a casa e uso quello, per la palestra vedremo a settembre perchè DEVO integrare anche coi pesi )

Inoltre ho iniziato a frequentare forum di body building, che un pò come ha fatto il libro, mi stanno facendo ragionare non poco sui criteri che mi sono sempre stati imposti con la dieta, e su quanto in alcuni casi fossero totalmente sbagliati. Ebbene si, ho scoperto che fior di dietologi mi hanno dato delle diete in passato che mi hanno fatto piu' male che bene! Questo perchè quando ti metti a studiare un pò di fisiologia, capisci che cosa serve DAVVERO al tuo corpo.

Non voglio andare troppo in argomento ed esser troppo tecnica, ma sta di fatto che, alla fin fine, uno non ingrassa per aver mangiato troppi grassi o troppi fritti ( l''unico motivo x cui i grassi son limitati nelle diete è perchè a parità di peso di carbo e proteine, sono quelli che portano piu' calorie ( 9 Kcal al grammo, contro le 4 Kcal degli altri macronurtienti... ), e non perchè una volta nel corpo, i grassi si depositano subito sulla pancetta...) . Uno ingrassa per l'eccesso di apporto calorico. E uno ingrassa ANCHE se mangia troppo poco ( lo yoghurtino e basta a pranzo per dire... niente di più sbagliato ), senza contare gli scompensi a cui va incontro il fisico.

Sono stupide le diete con sola verdura, stupide quelle senza carboidrati, stupide quelle senza grassi, ed è anche stupido fare un allenamento di solo cardio. Non serve proprio a niente, se non a dimagrire, ok, peccato che nello specifico però fa perdere tanta massa magra, se non si accompagna a dell'allenamento di forza, e quindi ai pesi.


Mi sono messa a ragionare anche sul body-building, inteso come "costruzione del proprio corpo". Ci sono modi e modi di dimagrire, ci sono modi e modi di demolire il grasso nel corpo. Ci sono persone magre E persone magre.
Come voglio essere io? Che corpo mi merito? Come è giusto che io mi tratti? Che cosa mi serve x vivere bene e più a lungo? Come voglio diventare?

E' un ideale irraggiungibile ovviamente, perchè io, visto da dove vengo, NON arriverò MAI sicuramente a quella forma, ma x farvi capire cosa intendo se dico "dimagrimento sano" e "dimagrimento non sano", guardate questa foto: http://instagram.com/p/bjcdj5Ch0S/  Ecco questo secondo me è esser magri E sani. Non diventerò mai così, ma cercherò di avvicinarmi piu' possibile, anche se dubito fortemente di poter scendere sotto i 70 kg.

Il trucco ora è trovare un modo di mangiare bilanciato, che mi sazi, e che mi permetta di portarlo avanti PER SEMPRE.
Prima tremavo alla sola idea di "mangiare poco per sempre". Mi abbattevo solo a vederlo scritto. Eppure, se ci sono abbastanza proteine, se ci sono abbastanza carboidrati, in realtà non si mangia poco.

Mi sto rimettendo con calma, quindi, a comporre la mia dieta.

Vediamo che cosa ne verrà fuori.



sabato 27 luglio 2013

La confessione

Ieri sera è stata una serata traumatica quanto... insopportabile. Non saprei come altro spiegare questa sensazione.
Ieri mi preparo, mi vesto, metto a tracolla la borsa, faccio per uscire, e irrompe mia madre: "ma a voi quando potrò beccarvi tutti e tre per parlare? Devo dire delle cose... "

Quando inizia così c'è poco da aspettarsi. O meglio, c'è poco di buono da aspettarsi.

La discussione è stata lunga e penosa, ma stranamente con toni pacati. La riassumo in breve: stiamo insieme poco, stiamo diventando come quattro estranei, ognuno si fa i fatti suoi, quando sarete grandi vi pentirete, prendete provvedimenti ora che siete in tempo, a volte vorremmo baci e abbracci ( !!!!!!! ), dovete confidarvi, non ci raccontate mai niente, vorremmo piu' coinvolgimento e complicità.... e poi c'è stata la confessione di mio padre, evidentemente shockato e scosso, che si rammarica di aver lavorato e basta per tutta la vita, si ritrova ora le figlie cresciute e si rende conto adesso di aver perso troppe cose, e che si sente in colpa perchè se avesse dato un pò di piu' alla famiglia, io e mia sorella adesso saremmo migliori e stremmo meglio; si pente di non esser stato vicino a mia madre e di averle lasciato i "pesi" familiari a lei. Non può tornare indietro ma entrambi vogliono che si migliora insieme il futuro.

Davanti a una scena simile cosa avreste fatto?

Queste sono cose che odio e che mi irritano. Chiedermi adesso di tornare indietro, manco avessi 15 anni... loro vorrebbero che quando vado a casa ci sia piu' complicità, più coinvolgimento, che io qualche volta baci e abbracci mia madre ( figuriamoci, è una cosa che non faccio con nessuno, solo con il mio compagno e basta, sono un orso.. dimostro l'affetto in altri modi solitamente con regali o fiori e basta, non con contatto fisico, che mi infastidisce! ) e cose di questo genere, che mi confidi e che parli..... NOn è nella mia natura nè nel mio carattere già normalmente, perchè mi chiedono di farlo proprio con lei, ORA, che ho un sacco di cose in sospeso da sistemare???
Penso che adesso come adesso sono scossa. E mi sento in colpa. Anche se non dovrei perchè se io con loro sono orso, è perchè IO sono il risultato di tante cose. Mi dispiace che stiano male, e spero un giorno di non stare male così coi miei figli, ma io adesso cosa posso fare??? Devo cancellare tutto quello che c'e' stato, urla, rotture di coglioni, obblighi a dire e fare cose, sentirmi trattare come una imbecille ecc..  per cosa?? E' ingiusto venirmelo a dire adesso, è ingiusto chiedermi QUESTO adesso, perchè io non sono in grado di farlo. Non posso. Veramente, con il cuore spezzato dico che non ce la faccio e che mi dovrei veramenbte sforzare e violentare a fare finta di niente e fare la famiglia del mulino bianco. Io non sono pronta a cancellare certe cose, non sono pronta ad andare avanti. Non so neanche se sarò mai pronta. E magari un giorno quando sarò pronta e sarà troppo tardi come dicono loro, e non potrò farci niente e mi pentirò, ma il problema è che adesso sono bloccata e non posso proprio fare quello che mi chiedono.

So che in fondo sanno di aver fatto dei danni, e mi dispiace tanto... mi dispiace vederli soffrire. Però io non sono pronta adesso.

Vorrei tanto vedere il mio psicologo, ne avrei proprio bisogno... Ma devo aspettare ancora un mese :(

mercoledì 17 luglio 2013

Sono fortunata perchè ho te.

Riassunto del post kilometrico:
dopo uno sclero con i miei, mi sono messa su Skype a sfogarmi con la mia dolce metà.

Dettagli:

Il motivo dello sclero, è che ho preso una decisione lavorativa ( cambiare un nostro consulente ) che ovviamente ai miei non va bene. Oltre a commentare la cosa mentre ero al telefono e fuori dalla stanza ( è una cosa che odio, loro lo fanno sempre, fanno commenti sarcastici sulle mie cose su cui loro non sono d'accordo, MA lo fanno quando esco dalla stanza ), mio padre si è messo a commentare per aver trovato sul banco il faldone aperto con delle fatture sparse in disordine.
Sa che è una cosa che mia madre odia, cioè trovare la contabilità in disordine, e per una volta che lei era zitta lui ha tirato fuori apposta l'argomento e mi ha veramente rotto le palle per un quarto d'ora. Giusto per, indirettamente, supportare lei secondo il meccanismo di cui parlavo nel post precedente. Gli ho detto il perchè era aperto sto benedetto faldone, ma non mi ha voluta ascoltare, e ha continuato a "sgridarmi" come nulla fosse.
Ovviamente se il faldone era così, c'è un motivo ( ho dovuto cercare una fattura perchè ho un problema con uno spedizioniere che mi vuole far pagare due volte la stessa spedizione ) ma come appunto dicevo la volta scorsa, è stata una buona motivazione per lui per darmi contro, per fare valere le ragioni di mia madre quando urla perchè le fatture non sono in ordine, e cercare in modo folle di mettere una pezza sui suoi errori del passato.

Io non ce la facevo piu', avevo il cuore in gola... a volte coi miei vorrei urargli in faccia che non li sopporto piu', ma so già che dopo che mi escono queste parole dalla bocca me ne pento e mi sento in colpa, e mi compare una vocina in testa che dice "dopo quel che han fatto per te.." e quindi cerco di trattenere tutto dentro di me e sto zitta. Non voglio essere ingrata verso i miei, ma han fatto quel che un genitore teoricamente dovrebbe fare per i figli, niente di più niente di meno. Eppure, se faccio valere le mie ragioni, mi sento una ingrata.

Ad ogni modo, mi sono sfogata con il mio amore su Skype.. e se mi sopportate ancora un pò e arrivate in fondo al post, capirete perchè ritengo di avere una vera enorme grandissima fortuna in amore, che probabilmente neanche mi merito.

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Lui: io gia' a 20 anni non sentivo piu quello che dicevano i miei
Lui: ma sei fuori
Io: scusa se sono fuori
Lui : :D
Lui: amoore
Lui: non volevo paragonare, stavo pensando i tempi addietro
Lui: cmq ti amo
Lui: guarda l'inizio di questo video :D
Lui: http://www.youtube.com/watch?v=3O1_3zBUKM8&feature=c4-overview&playnext=1&list=TL5ngcUVbvh58  
( se non volete vedere sto video, inizia con uno che urla a un bambino, il bambino per non sentirlo si tappa le orecchie e inizia a cantare LA LA LA LA )

Lui: ecco che devi fare
Io :*
Io: mettermi i tappi?
Lui: LA LA LA LA
Io :*   scusa se ti ho tenuto qui a lamentarmi...
Lui: ma a me fa piacere stare con te
Io: eh ma mi lamento che mi rompono le palle :D
Lui: ma io son contento che mi dici le cose :*
Io: eh ma mi incazzo sempre con loro
Io: non riesco a essere indifferente
Io: non so se dipende che voglio che mi lascino in pace, non capisco cmq che cosa costa a sta gente darmi un pò di fiducia e che cavolo si intromettono sempre.. PERCHE'? non dovrebbero incoraggiarmi nelle mie cose?
Io : poi si incazzano se sono insicura
Lui: ma xche pretendi da loro cose che non riescono a dartiiii
Lui: e come se ti chiedessi domani di dimagrire 50 kiliiii subito
Lui: stessa cosaaa
Lui: siccome non devi stare con loro tutta la vita ma con me e' inutile farti sangue amaro e tentare
Lui: alla fine lo so che per principio ti innervosici xche non e' giusto xche sei stufa xche ti trattano da pirla xche ormai sei grande,  ma questo principio ...se lo applichi che ti porta ? soddisfazione ? calma ?
Lui: ma non e' meglio forse ignorare e pensare a noi?
Io:... ma non chiedo di cambiare, è che mi incazzo x come sono fatti e mi innervosisco per tutti gli attacchi... pur sapendo che non cambierà mai niente mi incazzo che fanno così sempre con l'aria da mestri
Lui: ma si il maestro deve avere un allievo che li ascolta, se te ne sbatti che maestri sono
Io: hai ragione
(...)
Io: uffa.. cmq sia cercherò un modo x fregarmente
Io: è che mi sale l'incazzatura e l'ansia quando parlano. è una reazione immediata: devo contare fino a 10 x non ribattere e fregarmene se no esplodo, ma non voglio dargli corda
Lui: lo so in teoria dovresti guadagnarti un po di rispetto ma ne vale la pena? e' quello il problema
Io: m
Lui: cmq sei tu e basta che decidi a chi dare ascolto e chi no e che peso dare alle parole
Lui: xme se uno mi dice pezzo di merda potrebeb avere un peso per te un altro, se a me uno mi dicesse fallito non capisci un cazzo potrebbe avere un peso per te un altro
Lui: ma io so di per certo che non lo sono xche ho chi mi ama e l'ho trovato .. e ho tante idee e sono autonomo e potrei cavarmela sempre
Io: è x questo che ti amo, perchè sei un uomo vero
Lui: si ma lo sei anche tu una donna vera
Io: potrei obiettare ma non dico niente se no ti incazzi
Lui: e' che non ci credi, non credi in te
Io: io sono una roba a metà
Lui: tu sei meta'?
Io: come una pallotta di pongo senza forma e colore
Lui: xche hai paura a definirti xche non te l'hanno insegnato xche ti han sempre detto "fai"
Lui: ma x fortuna e' solo vero in parte
Lui: o almeno lo era, quindi credimi se ti dico che andiamo a vivere insieme, non per farti un favore, ma perche' voglio stare conte
Lui: quindi applicati a fare LALALA
Lui: :D

sabato 13 luglio 2013

Sensi di colpa.

Un'altra cosa che deve cambiare assolutamente, è mio padre che si mette in mezzo tra me e mia madre, specie quando lui non è qui tutto il santo giorno e NON ha idea di cosa succede e del perchè dico certe cose o reagisco in un certo modo.

Che lui abbia sensi di colpa verso di lei lo ho già detto, ma la cosa che mi fa letteralmente imbufalire è come usi ME per cercare di supportarla o difenderla quando sinceramente non ne ha bisogno e soprattutto ha torto marcio. 
Se tu ti senti in colpa perchè non la hai supportata abbastanza in passato, o non ci sei stato in passato, o non la hai difesa con i suoceri quando avresti dovuto, non recuperi il tempo perso appoggiandola adesso, perchè appoggi le sue manie e le sue fisse, capito??
Vorrei proprio urlarglielo in faccia, anche perchè con i suoi commenti, tipo "se fai così la metti proprio in croce povera" non fanno che farmi sentire in colpa quando io colpa non ne ho!!

Poi arriva quell'altra, la scorsa settimana, che una sera se ne esce con una amica, e anche io avevo un impegno con il mio compagno, e mi dice "ma proprio questa sera devi uscire, che tuo papà rimane da solo???". Sì, devo uscire, e allora??? 
Ma perchè mi deve usare come tappabuchi, come "sostituta di mamma" quando lei non c'è, per alleviare i  SUOI sensi di colpa che nn starà a casa? 
Ma soprattutto perchè sono diventata un parafulmine di sensi di colpa???

Oggi sono veramente stanca stanca stanca STANCA e STUFA.
Ho raccontato queste dinamiche allo psico, ovviamente prima che iniziassi a raccontare, lui già sapeva... Perchè anche quando ero piccola era così, lei andava a lavorare, e io dovevo fare da mamma a mia sorella... e se lei la sera usciva, io dovevo fare da mamma, a mia sorella o a mio papà. Ci credo poi che se non riesco o non posso stare dietro a loro ( come se ne avessero bisogno, alla loro età ) mi sento in colpa!!! me l'ha inculcato in testa da quando ero piccola!!

Me ne devo andare da questo ambiente malato, e in fretta anche; a me a sentire e vedere certe cose mi vengono i nervi e il magone, e soprattutto non riesco a distaccarmene.

Qui non cambierà MAI niente, e se rimango qui a lungo, ne andrà anche della mia sanità mentale.

mercoledì 10 luglio 2013

Update

E' passato quasi un mese dall'ultima volta che ho scritto. Ho sempre sperato di poter sciogliere questo nodo che ho e che mi spinge a mangiare ma, sebbene abbia capito da dove viene e come si genera, è talmente forte che al momento non è possibile che la cosa si affievolisca spontaneamente. E questo mi fa arrabbiare.

Dovrò proprio guardare in faccia l'impulso, in quei momenti, e affrontarlo, con strategie diverse. Il doc dice che per la gente funzionano cose diverse: mettersi a disegnare, chiamare un amico al telefono, mettersi a scrivere ecc. Dice, "l'importante è trovare una cosa che dia piu' soddisfazione del mangiare". Mi sono venuti i nervi lì per lì, perchè io non trovo proprio niente. Sono rimasta un pò delusa, perchè speravo che scavando e scavando, comprendessi e capissi, e tutto migliorasse un pò da solo, ma a quanto pare la verità è che devo combattere ancora, di nuovo, e io al momento sono veramente stanca.

Potrebbero dirmi che sono tutti alibi, e forse è anche vero. Forse mi aspettavo una soluzione piu' facile, piu' semplice, e invece no.
C'è una via di uscita ma, di nuovo, me la devo guadagnare stringendo i denti e soffrendo.

Mi dispiace ma oggi in tutto ciò non ci vedo nulla di positivo. Continuo a chiedermi perchè proprio io sono così, perchè ho questa "dipendenza", visto che non me la sono di certo cercata, ma in fondo forse non posso biasimare neanche solo mia madre, visto che è anche la mia testa, a reagire in modo sbagliato alle cose. E se sono cresciuta così, la responsabilità è sì di mia madre, ma anche della mia testa bacata, che nel momento in cui doveva reagire ad alcune cose, o accettarne altre, non è stata in grado di farlo.

Abbiamo parlato una delle scorse volte, di quando è stata la prima volta di cui ho ricordi di abbuffate. I ricordi li ho da sempre, mia madre da piccola andava a lavorare e mi lasciava dai miei nonni, e ricordo che a metà pomeriggio senza dare nell'occhio con una scusa salivo a casa mia, e mi facevo toast e panini di nascosto. Ero piccola, avrò avuto 7-8 anni.
Ed è stato lì che lo psico mi ha detto che quindi il motore di tutto potrebbe essere stata l'assenza e la mancanza. Assenza di mia madre che andava a lavorare ad es.
Non so poi come questa cosa sia diventata una abitudine e sia diventato così naturale non ascoltare piu' il mio corpo e il senso di fame. 
Ad ogni modo, oggi è l'ultimo incontro con il doc prima delle ferie. Sinceramente non ho voglia che sia l'ultimo appuntamento, ho paura di rimanere ferma con la testa per un mese e mezzo.  


giovedì 6 giugno 2013

Piccoli passi...

Sento l'ansia a volte crescere, quando mangio a pranzo, o come poco fa... che non sto mangiando, eh, ma sono qui alla scrivania a fare preventivi, da sola,  e non ci sono particolari motivi che mi possano lasciare in subbuglio lo stomaco, eppure ho questa sensazione.
Forse è l'abitudine, forse è un riflesso. Però qualcosa è diverso dal solito. Con leggerezza ho mangiato due caramelline e mi sono fermata. Senza sentirmi male, senza rabbia, senza quella strana e dolorosa sensazione di stare male se non riempio lo stomaco.Mi sembra strano. Bello ma strano, e in alcuni attimi mi sembra mi manchi qualcosa, ma è controllabile, e non travolgente come sempre.
Vi posso assicurare che in 30++ anni, non mi è  MAI capitato di stare così.... così.... indifferente. Indifferente verso il cibo.
Qualcosa pian piano sta cambiando.

I problemi ci sono ancora, ma sto cercando di smantellarli e mi sento meglio.

Ho capito che sto meglio quando sto da sola. Appena mia madre entra nella stanza dove sono io, ci ho fatto caso e mi viene una specie di affanno in mezzo alla pancia. Non è il massimo spiegato così, ma bene o male è quello che sento... e mi si accorcia il fiato e inizio ad agitarmi. Una volta un amico mi disse: è perchè ti senti sotto minaccia.
Forse è vero. So già che appena entra, sicuramente:
1) borbotterà qualcosa, e mi verranno i nervi perchè o ascolto lei o scrivo mail, non so fare le due cose insieme, ma lei deve passare davanti a tutto "perchè è la mamma"; non sopporto questa precedenza obbligata che vuole su ogni cosa;
2 ) se PER LEI non sto facendo niente di che, allora inizierà a dirmi di fare questo o quello, e anche se non ha bisogno di aiuto mi chiederà comunque di aiutarla. Questa è una cosa che ODIO, e che fa da sempre, perchè non rispetta nè me nè i miei spazi. Non ha bisogno di aiuto, eppure pur di non lasciarmi qui a fare qualcosa che a lei non sembra utile, mi deve rompere le palle per qualcosa. Non sa rispettare gli spazi altrui, perchè il suo ruolo di madre le dà il diritto di fare qualunque cosa ( anche leggere i nostri diari personali, quando eravamo piccole... io lo ho scoperto perchè mio padre, ormai anni fa, mi disse per sbaglio che lei leggeva quello di mia sorella perchè secondo lei era troppo taciturna in quel periodo ed era preoccupata... mio padre ovviamente guai a contraddire mia madre, e a darle torto, mentre io indignata protestavo... una adolescente COME MINIMO è taciturna, e se lo è, lasciala in pace!! Questi sono i livelli a cui è arrivata, entrare nella privacy altrui perchè LEI non sa tenere la sua ansia sotto controllo  )
3 ) qualunque cosa io stia facendo, per lei non va bene e devo farla in altro modo;
4 ) solitamente è di umore medio basso, quindi i suoi saluti e i suoi sguardi sono sempre cupi, e sinceramente sono stufa ... capisco che il fatto di essere una donna che è stata trascurata in vita sua dal marito, o non capita, o lasciata sola, l'abbia fatta deprimere, o esaurire, o non so cosa, ma sono veramente rare le volte che ti accoglie con un sorriso.

Comunque la verità è che devo imparare a staccarmi io da tutto ciò... e imparare a modificare la reazione che ho davanti a ogni cosa...

Ora devo andare a casa a pranzo, e sinceramente non ho alcuna voglia... Parlare di certe cose, come ho fatto ora, mi mette comunque in agitazione, e non voglio mangiare in questo stato mentale.

lunedì 3 giugno 2013

La rivelazione

"Ma io non capisco, perchè vado in ansia davanti al piatto mezzo vuoto? E perchè sto male, ma proprio male, se non ho il piatto pieno che quasi straborda, mi manca l'aria e mi si stringe qui,?". E mi metto il pugno proprio in mezzo al petto.
E il doc prontamente: "Perchè quel desiderio di mangiare, di riempirsi, sono tutte cose che lei deve dire e non dice. Deve trovare un modo per tradurre quella fame in parole con cui manifesta la sua rabbia, l'ansia, il....". Ha fatto un elenco di sentimenti e sensazioni diverse, ma la mia mente si è fermata e non ha ascoltato piu' nulla dal momento in cui ha sentito la parola RABBIA.

E' vero, sono arrabbiata. Tanto.
Sono arrabbiata con mia madre, sono arrabbiata con la società, e sono arrabbiata con me stessa.
 Sono arrabbiata perchè nessuno si è mai accorto di quanto stessi male e quando l'ho segnalato la cosa è stata presa sotto gamba, sono arrabbiata con mia madre per tutte le responsabilità che mi ha affibbiato quando non era il caso, sono arrabbiata per la rabbia che lei sfoga su di me e per come urla per come continua a tirarmi a sè e per come non mi fa crescere, sono arrabbiata perchè non si è mai presa cura di sè e non salvaguardando il proprio benessere non ha salvaguardato neanche il mio, sono arrabbiata con mio padre che quando mia madre aveva bisogno l'ha lasciata da sola contrbuendo a fare peggiorare la sua situazione emotiva già instabile, sono arrabbiata con chi mi ha sempre tenuta per seconda o usata, sono arrabbiata con me stessa per essermi fatta ridurre così e non aver preso le MIE difese e per non essermi presa cura di me, prima.

"Se non ci vediamo, lei deve provare a scrivere, a tramutare in parole tutto ciò che si muove dentro di lei. Che rapporto ha con la scrittura?"

E se le dico che sono grafomane, dottore? :-)

La rabbia, e in generale i sentimenti negativi inespressi diventano fame nervosa. Questa è stata la rivelazione di oggi. Come se non ci avessi mai pensato... ma per come l'ha detto, o per il fatto che me lo sono sentito dire da un'altra persona, ha avuto un effetto quasi liberatorio e illuminante. Perchè a pensarci bene, a furia di sentirmi dire di fare la brava bambina, ho sempre detto di si, e non mi sono mai ribellata a niente, e non ho mai manifestato contrarietà, obiezioni, o disaccordo, facendomi andare bene tutto... per non dare fastidio e per non dare dispiacere.

"Dottore, io non dico cose sgradevoli per non offendere nessuno. Idealmente mi è stato insegnato a non disubbidire, e a non fare niente di spiacevole che possa dare fastidio o lasciare delusi o amareggiati gli altri. Il problema che mi pongo adesso è: perchè penso sempre a fare felici gli altri, e mai me stessa?"
"Questa è una bella domanda... e la risposta è che, comunque, per quanto si sforzi, MAI riuscirà a fare felici tutti. E' un giro senza senso perchè se quello che fa, lo fa solo per gli altri, lei non sarà felice, e quindi non deluderà gli altri ma starà male lei e arriverà a odiare i suoi genitori, che quindi comunque alla fine saranno delusi e tristi lo stesso. Comunque vada, lei non starà bene, o non staranno bene loro. Probabilmente loro si permettono certi commenti sulle sue scelte, sul fatto che sta a dormire dal suo compagno o altro, perchè la vedono titubante e sanno che la loro opinione per lei conta. Altrimenti non avrebbero motivo nè modo di commentare, le pare? Deve trovare il modo di non sentirsi in colpa quando fa le cose, e soprattutto di non pensare al dispiacere che può causare negli altri... quello è secondario, che comunque qualunque cosa faccia può esserci o può non esserci. Magari alcune cose sono giganti nella sua testa, però nella realtà non lo sono, o sono meno gravi. E se le persone se la prendono, importa relativamente se la scelta è giusta per lei e la fa stare bene. E soprattutto, non c'è solo l'accettare o il non accettare, ci sono anche le vie di mezzo... "

E così un lampo mi ha attraversato la mente, mi è diventato tutto chiaro e all'improvviso mi sono resa conto di una cosa.
Che se mai avrò dei figli, non imporrò loro MAI MAI MAI di comportarsi bene a tutti i costi, di stare zitti, non muoversi, non fare casino, di comportarsi da "bravi bambini", di "non farmi fare brutte figure", di non dare festidio. Perchè con tutte queste raccomandazioni IO sono cresciuta senza aver imparato ad esprimere i miei bisogni e i miei sentimenti, ho invece sempre messo tutto a tacere per fare la brava e non dare un dispiacere ai miei.
I bravi bambini NON sono quelli che non danno nell'occhio... tutti i bambini sono bravi.... e i bravi bambini sono quelli che hanno un movimento vitale dentro, che li porta a crescere e a essere se stessi. Non sgriderò mai mio figlio perchè ha avuto un moto di stizza, o perchè ha detto di no, o perchè non è stato d'accordo o perchè ha sbuffato, non gli imporrò di dire sempre si o di essere sempre d'accordo, e spero che se dovesse capitare, ci sia qualcuno a fianco a fermarmi, a farmare un eventuale muso mio, o una mia eventuale cazziata inutile.

La libertà non sta solo nel fare indiscriminatamente quel che si vuole, la libertà è anche libertà di manifestare la propria individualità, i propri sentimenti belli o brutti che siano, i propri desideri e le proprie passioni. E le persone che si hanno intorno, a maggior ragione se sono genitori, HANNO IL DOVERE di rispettare i pensieri dei figli, anche se diversi dai loro, anche se non uniformati ai loro... perchè anche se il figlio è "piccolo", non vuole dire che la sua idea, opinione o sentimento valga MENO del loro.

 



venerdì 31 maggio 2013

Nuovi confini

Più delineo i confini dell'azione di mia mamma verso di me, e della mia verso di lei ( e mi prendo piu' spazio per me ), piu' delineo anche i confini della libertà degli altri nei miei confronti.

Con una certa arrendevolezza ho sempre "lasciato fare" gli altri... stupidamente dando per scontato che io ero sempre in torto, o non ero all'altezza di ribattere, o che le mie idee erano stupide, e che non avevo abbastanza ragione per... Ho sempre lasciato troppo spazio a tutti, e li ho sempre lasciati invadere spazie che, in realtà, sarebbero stati miei.

Senza contare che, avendo sempre avuto chi pensava per me, e chi mi diceva cosa dire e cosa fare, non sono mai riuscita veramente a ribattere quando dovevo, a rispondere a tono, a dire la mia quando era il caso ecc.

Ultimamente ( e con questo voglio dire che vale purtroppo solo per gli ultimi giorni, ma speriamo siano le prime volte di tante altre a venire :)  ) mi sto rendendo conto quanto mi dia fastidio la libertà e la furbizia che si prende certa gente. 
Ho avuto un reclamo totalmente ingiustificato al lavoro l'altro giorno. La gente a volte ci prova, anche solo per cercare di avere uno sconto sul prossimo ordine.
Mi sono imposta, con fermezza e comunque senza mai perdere la gentilezza. Fortunatamente è stato uno scambio di idee per iscritto, dove quindi comunque faccio meno fatica a pensare a cosa dire, ma sono veramente contenta perchè dopo la mia risposta, il cliente non ha piu' ripreso il discorso e anzi ha iniziato a parlare del prossimo ordine. 

Ho veramente permesso per tanto tanto tempo che gli altri decidessero per me, o parlassero per me. Adesso basta.

Non che sia facile, intendiamoci, non riesco a farlo sempre, e soprattutto quando inizio a delimitare i confini della libertà altrui, che sia mamma o cliente, mi sento spesso in colpa - sembra che io mi senta in colpa ogni volta che mi ribello o rifiuto l'autorità di qualcuno che la mia mente reputa piu' importante. 
Chiderò aiuto allo psic per riuscire a farlo in modo piu' salutare.

Su un'altra nota positiva, sembra che dopo l'ultimo appuntamento, nonostante i pianti, i discorsi, ecc, io sia molto piu' calma. Mi è un pochino sceso il nodo allo stomaco, ed è veramente una bella sensazione. 

Ad ogni modo la strada è ancora lunga, e io non abbasso la guardia.

Buon weekend a tutti!

mercoledì 29 maggio 2013

La via di mezzo.

"Come è andata questa settimana?"

Vado sempre lì, convinta di non avere niente da dire, e poi alla fine inizio a parlare a cascata. Tipo fiume in piena.

"E' andata per fortuna, ma non troppo bene. Stato di nervosisimo alle stelle, ho anche litigato con il mio ragazzo, che poverino in tutta questa storia non c'entra niente. Tutto perchè non ha risposto a un messaggio."
"Ah, e quindi è esplosa? Parliamone delle sue esplosioni, che non ne abbiamo mai parlato."
"Io non esplodo, io implodo, metto il muso. Sono peggio di mia mamma, perchè nonostante sappia quanto sia odioso avere accanto una persona con il muso, lo faccio lo stesso".
"Ah ecco, quindi reitera un comportamento. Capita spesso? Quando?"
"Capita quando non mi sento considerata, anche se è stupido perchè non ho di certo bisogno di un sms per sapere che ci tiene, e allo stesso modo so benissimo che una persona per quanto ci tiene non può avere il 100% del suo cervello per il 100% della giornata concentrato su di te".
"Oh bene, è un bene che me lo dica. Probabilmente il meccanismo scatta quando si sente messa in secondo piano, quando le sembra di venire per seconda. Le è già capitato?"

E qui mi sono messa a piangere. Mi dispiace doc, prima o poi la smetterò di piangere durante le visite, le prometto che entro la fine della terapia, ci sarà una seduta intera in cui non verserò neanche mezza lacrima. Mi dispiace mi debba sopportare così in questo stato pietoso, ma proprio non ce la faccio, mi perdoni.

"Mi è capitato sempre, perchè io da sempre sono seconda. Ero seconda all'asilo, alle elementari, alle medie e alle superiori, nessuno era davvero amico mio se non per bisogno, e nessuno veniva da me se aveva altri compagni con cui stare... sono sempre una eterna seconda. E poi..."
Non sono riuscita piu' a parlare.
"E' interessante quello che dice, ed è importante che capisca che il suo compagno non può avere lei in testa il 100% del tempo. L'amore non ha a che fare - non solo per lo meno - con la vicinanza fisica o mentale, non so se mi spiego; un messaggio in piu' o in meno pensa davvero che possa fare la differenze nell'amore che prova per lei?"
"No non fa differenza, io lo so, ma a volte mi travolge questa cosa e non riesco a evitarlo..."
"La travolge perchè la *mancanza* diciamo di affetto le fa sentire un vuoto. E sentirsi mezza vuota le fa paura. Lei è una persona di "o tutto o niente". O tutte le attenzioni, o se non gliele dà tutte vuol dire che non le interessa, giusto?"
"Purtroppo a volte si, e purtroppo sono così in tutto"
"Lo vedo. Come la questione della casa, non accetta che lui per i primi tempi paghi anche per lei, perchè lei o deve pagare tutto o altrimenti a vivere insieme non ci va"
"lo so... non sono esattamente una da mezze misure...."
"Eppure la mezza misura... anzi, non chiamiamola così, chiamiamola la *misura preziosa*, cioè quel momento in cui è soddisfatta solo in parte, ma manca ancora qualcosa per esserlo del tutto, è quello che dà la spinta al movimento, al cambiamento ecc. Come quando è stato di cambiare lavoro, quella via di mezzo in cui stava non le piaceva, e ha cercato altro, e si è attivata... E' come un movimento creativo, senza cui tutto altrimenti sarebbe fermo. Capisco che nel lavoro abbia avuto l'appoggio dei suoi genitori, perchè è lavoro e per il lavoro nelle loro teste va bene così, ma visto che per il resto ha degli ostacoli, perchè gli affetti, il desiderio, l'amore sono argomenti un pò particolari, dovrà trovare il modo giusto per accettare tutte queste "vie di mezzo" che le capitano, senza che la sconvolgano piu' di tanto".
"Ma io sono così in tutto... nella dieta, o mangio o  non mangio. A metà non ci so stare. E così in tante altre cose..."
"E perchè secondo lei?"
"Perchè la via di mezzo mi fa paura... ho paura che sia troppo poco... "
"Ma l'amore, come per tutto il resto, non è giusto che sia così *totale*... l'amore è anche altro...."

Eh lo so, dottore.... 
Sto maledetto tutto o niente....
Non so per quanto tempo ne ho parlato, anche sui forum di obesità, di essere una donna da "tutto o da niente", e di NON essere assolutamente una persona da "via di mezzo", e che è una cosa che caratterizza un pò tutti con questa problematica del cibo.

"Visto che della via di mezzo ha paura, per questo poi cerca in tutti i modi di riempirla e di riempire quel vuoto."
Indovinate con cosa...

Ma che problemi ho con le vie di mezzo? Che problemi ho con un amore così non totalitaristico, fino ad arrivare ad andare in confusione per un piatto non strabordante e solo pieno a metà, si può sapere che problema c'è nella mia testa per non sopportare le vie di mezzo?
E soprattutto, cosa è quel vuoto che cerco di riempire????


Non scrivo oltre, perchè ci sarebbero ancora altri 30 minuti di seduta da raccontare... Mi fermo qui. Che ne ho abbastanza da riflettere per oggi...





lunedì 27 maggio 2013

Questa settimana va così.

Questa settimana proprio non va. Saranno gli impegni serrati al lavoro dei giorni scorsi, saranno gli ormoni visto che sono in piena SPM, sarà che le sedute con lo psico mi muovono sempre qualcosa dentro e mi lasciano pensieri su cui riflettere per giorni... Sta di fatto che è una settimana che sono nervosa; risponderei male a tutti e vorrei urlare a tutti di lasciarmi in pace e di non tormentarmi. Sopporto anche mia mamma meno del solito; a volte capita che mi trattengo, o rispondo a monosillabi ma rispondo, questa volta invece non ce la faccio. Mi dà fastidio qualunque cosa dica e qualunque cosa faccia, mi irrita tutto quanto.
Avrebbe desiderato che anche ieri pomeriggio ( era domenica, unica mezza giornata di riposo che mi concedo ) portassi a termine una cosa di lavoro, tanto che verso sera mi è arrivata una chiamata seccata sullo stile "Cosa credi di fare?". E' domenica, me ne voglio stare in pace con il mio compagno, e non pensare a niente di niente. Ecco cosa voglio fare. Sta di fatto che sapevo non avrebbe approvato la mia risposta, al punto che mi ha quasi riattaccato in faccia. Sono rimasta sconvolta per una decina di minuti circa, arrabbiata per permetterle di rovinarmi i pochi momenti liberi che ho, arrabbiata per non saper reagire, arrabbiata per non vederla mai contenta. Solo che poi mi sono venute in mente le parole dell'ultima visita dallo psico: "Le sue parole non sono le parole della verità assoluta. Quando inizierai a fare valere questo, potrai liberamente avere una opinione senza necessariamente sentirla sbagliata, tu hai la tua e lei la sua, sono semplicemente diverse".
Io ho il sacrosanto DIRITTO di pensarla diversamente da lei; solo perchè ha quel fare seccato e arrabbiato e pretenderebbe di stare dal lato della ragione, non vuole dire che abbia effettivamente ragione, anzi, la mia opinione vale tanto quanto la sua. Così, mi sono detta che lavoro tanto, che mezza giornata di riposo assoluto non può che farmi bene, che del tempo - seppur poco - di qualità con il mio compagno ce lo meritiamo entrambi, e che le cose di lavoro posso sbrigarle anche in un altro momento visto che non era nulla di vitale e urgente, quindi mi sono sentita sicura della mia scelta di stare esattamente dove ero ( a sonnecchiare, per intenderci :)  ), e di non muovermi di là.
Stamattina son stata accolta con monosillabi e grugniti, ma fa nulla.

Però, che fatica. L'istinto e l'abitudine che ti portano verso un determinato tipo di pensiero distruttivo, e lo sforzo per ragionare diversamente, per pensare come una normale persona di 30 anni farebbe.
Mi rompe veramente dover stare male e dover lavorare così tanto a ogni ora per controllare pensieri e reazioni... E' faticoso e richiede una marea di energie. Lo stare male risucchia energie, lo sforzarsi di pensare in altro modo richiede energie, il reagire richiede energie.

Oh, e stavo finendo di scrivere qui, e mi ha chiamata anche adesso. "Sei lì? Guarda che passa tizio a portarti la cosa X che avresti dovuto sistemare TU", con accento odioso sul TU.

Ma che gusto ci prova nel farmi venire i sensi di colpa? E perchè avrei dovuto sistemarla IO, visto che qui siamo in DUE? Chi lo decide che avrei dovuto farlo io e non tu, porca di quella miseria?????
Che odio.

Sta settimana va così. Spero che dopo la prox seduta, esca dallo studio con rinnovata forza ed energia.

giovedì 23 maggio 2013

Libertà e le parole della "verità"

"Sa, è che quando le parole che escono dalla bocca di sua madre perderanno peso per lei, perderà peso fisico anche lei se lo vorrà, senza -quasi- fare fatica".

Due cose di questa frase mi hanno lasciata di stucco. Il "se lo vorrà", e il "le parole di sua madre perderanno peso".

Certo che voglio che perdere peso! Sono qui per questo dottore!
... ma per lui, non è così' scontato... perchè per lui quello che conta è quello che si vuole VERAMENTE..
 Volere, non volere, fare ciò che si vuole, e non ciò che si deve.....

A ogni seduta lo psico ripete almeno tre volte la parola "libertà", e altri vocaboli correlati. Ma io, nella mia vita, quante volte sono stata totalmente LIBERA? Libera inteso come prendere decisioni per me, fare ciò che era meglio per me, senza condizionamenti esterni quali: pensiero di non deludere gli altri, sensi di colpa, rimorsi, o pensare di *dovere* qualcosa a qualcuno, ecc. Beh, è semplice, la risposta è: mai. Praticamente in tutte le decisioni che ho preso, non sono mai stata capace di prenderle a cuor leggero, solo perchè per me quelle scelte andavano bene, piuttosto il primo problema da risolvere è sempre stato: fare qualcosa per non deludere gli altri e le loro aspettative, dare l'impressione della brava bambina ( o brava ragazza, più avanti ), non dare fastidio, non fare arrabbiare nessuno, ecc.

Quando lo psico mi parla di libertà, con quel suo modo semplice e calmo, mi si apre un mondo, e mi si apre anche il cuore. Mi si scioglie un nodo che mi sono accorta di avere nel basso ventre. Mi sento come se stessi in cima a una collina verde, con le braccia aperte, il vento, il sole caldo, e nessuno pensiero che pesa sull'anima.
La prima volta che mi ha spiegato cosa intendesse come libertà dell'individuo, mi è quasi mancato il respiro... mi è mancato sia per il senso di sollievo di aver finalmente capito cosa vuole dire essere liberi, e mi è mancato anche per aver capito quante volte mi sono auto-incatenata a scelte che non erano davvero "mie", ma degli altri. 
Tante volte ho pensato di fare qualcosa liberamente, di scegliere qualcosa liberamente, ma la realtà è che non sono mai stata davvero libera. I primi pensieri che mi guidano sempre sono il prendere la decisione migliore, per dare questa o quella impressione, per non deludere questa o quella persona, o peggio per non sentire questo o quel senso di colpa. Oppure per non deludere mia madre. Che spesso, poi, alla fine, ha sempre e comunque qualcosa da ridire su quello che faccio.

"Io non ho ancora capito che cosa vuole da me. Vuole che mi comporti da adulta ( secondo i SUOI canoni ovviamente ) ma quando cerco di essere indipendente si intromette dicendo cosa è meglio o peggio fare, o peggio impone la sua decisione. Per il periodo storico e sociale e culturale in cui è cresciuta, odia l'idea della donna relegata alla casa e alle faccende domestiche, e anzi a proposito mi ha sempre detto di non sposarmi mai e di pensare prima a me, alla carriera, al lavoro, quando poi è lei la prima che pretende che in casa abbia questo o quel comportamento, che sistemi tutto alla perfezione ( cosa che non faneanche lei ) o peggio che prima di uscire e pensare ad altre cose, devo pensare a sistemare la casa. E se poi le sue aspettative nei miei confronti non vengono rispettate, si arrabbia, e urla. Lei non dice le cose, le urla in faccia alla gente".
"E lei come si sente in quei momenti?".
"Molto arrabbiata con lei. Nervosa. Mi si stringe qualcosa allo stomaco. Ma mi sento anche triste per averla delusa. Sento come se avessi fallito qualcosa, come se lei vedesse un fallimento davanti ai suoi occhi, e mi sento triste e devastata per aver fallito."
"Ma il problema è questo. Lei dà molto peso a quello che esce dalla bocca di sua madre. Ha inconsciamente associato le parole che escono dalla bocca di sua madre, alle parole della verità assoluta. Ma non è così. E' per questo che sta così male. Dovrà arrivare al punto che riuscirà ad ascoltare sua madre, ma prenderà le sue parole per quello che sono, cioè solo la sua opinione e basta, e non la toccheranno così tanto. In quel modo, anche lei potrà avere una sua idea o pensiero, senza necessariamente pensare che sia sbagliato in quanto diverso a quello di sua madre, o senza pensare di averla delusa".
"Ma è difficile, alla fine, avere un pensiero, una idea, una scelta, che sia solo mia. Ho fatto 26 e più anni a fare quel che dicevano i miei genitori, a stare sempre in casa e non uscire perchè così fanno "i figli bravi" ... sa quante volte li ho sentiti dire agli amici "Mia figlia? E' brava non esce mai". Ovviamente poi quando ho iniziato a uscire ( e avevo 26 anni passati, al tempo ), a farmi una vita mia, sono iniziati i problemi, per me e  per loro. Anche perchè ho sempre avuto mia madre che decideva quasi tutto per me, mi diceva cosa fare e in alcune occasioni cosa dire, anche tutt'ora quando scrivo email ai clienti, critica come lo faccio, mi dice esattamente cosa dire e come dirlo... quando fai una vita così, come puoi essere in grado di gestire, da sola, i rapporti interpersonali, o di lavoro? Come fai a gestire nel modo migliore anche solo un semplice rapporto di amicizia, o un rapporto con un cliente, quando hai sempre avuto chi l'ha fatto per te e non ti ha dato mai la possibilità di farlo tu? E poi oltre a questi problemi, sono iniziati anche i problemi con i miei genitori... perchè probabilmente quando ho iniziato ad avere "vita sociale", io non coincidevo piu' con l'idea che si erano fatti di me fino a quel momento".
"E suo padre in tutto questo? Che ruolo ha? Quando sua madre urla, per così dire, lui come reagisce?"
"Mio padre... lavora. Ha sempre lavorato e basta. Ci vuole bene ma non ha mai fatto altro che lavorare e provvedere al sostentamento della famiglia, perchè questo gli è stato insegnato. Se mia mamma si arrabbia, lui indipendentemente che lei abbia torto o ragione la appoggia, per via dei sensi di colpa di esser sempre stato assente o di non aver mai preso le sue difese davanti all'invadenza dei suoceri"

Io sinceramente non so come ci sono arrivata a questo punto. Non so come ho fatto a non accorgermi, per 26 anni, che non stavo vivendo come era normale, ma che ero come in una bolla in un mondo a parte. Anzi mi rendo conto adesso che ho sempre visto -grazie ai commenti dei miei genitori- quanto fosse giusta e normale la mia condizione di "reclusa volontaria" in casa, e quanto fosse sbagliata quella dei miei coetanei che uscivano e si divertivano, e insomma si comportavano da adolescenti come era giusto che fosse.
Io tutto questo lo ho vissuto non perchè io lo volessi, ma perchè per LORO era giusto e quindi per me andava bene così.

Eppure, non capisco come è possibile che sia arrivata al punto di  vedere nelle parole e nei gesti dei miei genitori la verità assoluta, e in quelli di tutti gli altri ( me compresa ) il falso e l'errore.

Che poi mi dà fastidio più che altro per QUANTO sto male quando una mia idea o una mia cosa viene rifiutata. Io non voglio piu' stare male così, sentirmi spezzata a metà. Non voglio sentirmi piu' un fallimento o una stupida, solo perchè mia madre mi urla contro perchè faccio le cose in modo diverso da come se le aspetta lei, o da come le vorrebbe fatte lei.

venerdì 17 maggio 2013

"E allora, si è fatta una idea di questa terapia?"

Dopo 10 minuti introduttivi in cui mi ha chiesto come va il lavoro, come è andata la settimana, che cosa ho fatto, ecco che lo psico mi fa LA domanda.
"Mi diceva che lavora con sua madre. Come va il rapporto?"
... come va. E' difficile, duro, pesante, burrascoso. Per il 90% delle cose che faccio c'è sempre un commento pronto ad arrivare. Non di approvazione, ovviamente, ma una critica che ti dice che non l'hai fatto abbastanza bene, o non lo hai fatto troppo bene, che si poteva fare diversamente. O magari, mentre sto lavorando, mi interrompe e inizia a lamentarsi su "altro" ( che non è quello che sto facendo ), e che io non ho eseguito abbastanza bene.
Io spesso sono al banco tranquilla che porto avanti i miei ordini, e subito arriva un commento, oppure un'urlata ( si perchè dovete sapere che uno dei mezzi comunicativi che piacciono tanto a mia madre, sono le urla.. lei non ti dice le cose, te le urla in faccia ), che mi destabilizzano. Inizio a provare un mix di fallimento, di tristezza, di dispiacere per averla delusa l'ennesima volta, e una rabbia per avere per madre una persona che non è mai contenta di quello che faccio. Mi disse una volta, tre anni fa circa: "Il mio piu' grande rammarico nella vita, è che tu e tua sorella non siete come dico io".

Mi dispiace deluderti, mamma, davvero, ma prometto in questo momento che prima o poi la smetterò di sentirmi in colpa per non essere come dici tu. Sappi che IO sono IO, io non sono TE, e sono fatta a mio modo. Sono una persona, un'entità che è staccata da te, ed è giusto che io sia diversa. Diversa non vuole dire sbagliata. Se tu quella che sbaglia, perchè che mi vuole uguale a lei.

Il vero problema, è staccarsi da tutti questi sensi di colpa che provo quando arriva un suo commento. Non riesco a rendermi indipendente, perchè lei non mi permette di esserlo. E' una donna piena di contraddizioni. Mi vuole adulta, brava ( come dice lei però ), indipendente ( sempre come dice lei ), però allo stesso tempo non trova occasione per farmi notare che le cose non le faccio bene ( e meno male che c'è lei a farmi notare gli errori, no? ), e quando mi decido a fare qualcosa in indipendenza, ecco che arriva coi suoi "consigli" ( non richiesti peraltro ) e suggerimenti. Come posso essere indipendente se lei è la prima che non mi lascia andare?
I suoi consigli poi, sono quasi obbligata a seguirli, perchè ogni volta che obietto, o dico che non sono d'accordo, inizia una discussione infinita ( in cui spesso e volentieri lei comunica con urla, come dicevo ). E spesso, piu' dico di non essere d'accordo, più lei si arrabbia. E più si arrabbia, più aumenta il rischio che si incavola così tanto, che arriva a mettere il muso e a non parlare per un tempo variabile tra le 24 e le 36 ore.

Eh si, mi toglie anche la parola. Uno che la vede dal fuori, pensa chissà cosa io abbia fatto, che figlia terribile io possa essere, quanto poco io abbia combinato nella vita, per fare arrivare un genitore a un tale punto di disperazione. Ve lo posso assicurare, che a guardarla, sembra davvero distrutta, affranta, sofferente.
Sono davvero così terribile come figlia? Ma per cosa poi??  Per avere una idea diversa dalla sua?

"Oh ma io delle mie figlie sono molto contenta". Lo dice a tutti, con tutti esprime quanto è contenta di me e di mia sorella; l'immagine di facciata è madre felice e perfetta con figlie perfette. 
Peccato che a me e a mia sorella, direttamente, non lo ha praticamente mai detto, nè ha mai dato segno di questa gioia e soddisfazione, anzi. Forse pensa che la continua critica è un mezzo formativo, per farci sempre migliorare, ma in realtà ha l'effetto opposto, cioè quello di farti sentire sempre più un fallimento.

La cosa che mi distrugge, è che non posso avere un pensiero, un comportamento, una idea, tutta mia. Mi vuole uguale a lei, inglobare in lei, ma non è possibile, perchè io non sono come lei, io non sono lei. Se ne deve fare una ragione.

E alla fine della seduta, quando lo psico mi chiede:
"E allora, si è fatta una idea di questa terapia? Cosa ne pensa?"
La mia risposta poteva essere solo una:
"Penso che sono stanca di questa situazione. Che adesso basta. BASTA veramente".
E lui:
"Oh, bene!!! BENE!! BE-NE!!!!"

Ha detto l'ultimo "bene" quasi urlando, come se lui avesse vinto una gara di corsa, o una battaglia, e stesse esultando.
 
Lo spero dottore, lo spero tanto anche io di vincerla questa battaglia..

mercoledì 15 maggio 2013

...Perchè ci vuole sempre una presentazione



Ciao a tutti, a chi mi conosce a chi no.

Non mi soffermerò su dettagli poco importanti, tipo come mi chiamo, tipo da dove scrivo, tipo cosa faccio di lavoro. 

Vi dirò subito che ho piu' di 30 anni, ma meno di 40 :D, che vivo in un paesino di provincia del nord, e che dalla nascita ho un problema molto grande e difficile da affrontare: soffro di obesità.
Capisco che per molte persone i kg di troppo sono solo segno di gola, ma vi assicuro che l'obesità è una malattia, tanto fisica quanto psicologica. Ci sono fior di studi che sono arrivati a questa conclusione, e io ne sono d'accordo. Non si tratta solo di dieta, di fare attività fisica, di mangiare meno ecc, si tratta di alcuni blocchi interiori che si fatica ad affrontare, e si cerca nel cibo la sicurezza che non viene dall'esterno.
In realtà il problema è molto piu' complesso, ma lo vedrò con voi man mano.

Ora torniamo a me.
Ho passato tutta la vita tra alti e bassi, sia di peso, che di umore. Con tutto quel che ne consegue ( insicurezza, timidezza, difficoltà nelle relazioni sociali ecc  ). Una vita poco facile insomma, che i bambini e i ragazzi compagni di scuola e di giochi non hanno mai aiutato a rendere più facile.
Il lato positivo è che da diversi anni ( io che pensavo mai nessuno mi avrebbe voluta... ) ho a fianco un uomo meraviglioso che mi sostiene, con cui programmo di andare a vivere a breve, e ho il mio lavoro. Sono una lavoratrice indipendente ( molti mi considerano pazza per aver fatto questo passo di questi tempi ), e sto cercando di realizzarmi al meglio che posso. E' ancora presto per dire se andrà bene o meno, ma vada come vada, posso sempre esser contenta per averci almeno provato. 
E poi c'è la mia famiglia, con la quale ancora vivo. Ho una sorella piu' piccola ( anche se come potete immaginare vista la mia età, tanto piccola non è ) con cui vado molto d'accordo, e due genitori con cui... vado d'accordo meno purtroppo. Tra di loro si distingue mia madre, con cui il rapporto è veramente difficile e complicato, e che è forse il nodo fondamentale da sciogliere per arrivare infondo al problema del peso.


Grazie all'amore e alla dolcezza del mio compagno, ho avuto il coraggio di chiedere aiuto alla fine, perchè per quanto sia brava ad auto analizzarmi, dopo tutti questi anni passati a cercare di uscire da questo problema, sono arrivata alla conclusione di non potercela fare da sola. 
Ed è qui che entra in gioco il mio attuale psicologo, un referente del Fida ( Federazione Italiana disturbi alimentari ), con cui sto seguendo un percorso terapeutico al fine di sistemare tutti i "nodi" che non sono riuscita a sciogliere da sola crescendo. 

E così, eccomi qui ad aprire il blog. Ho scelto apposta la forma anonima, perchè non importa chi io sia, o cosa faccia, o come mi chiami. Quello che importa è che i miei problemi, sono gli stessi di tanta altra gente là fuori. E ho pensato che magari leggendo di me e del mio percorso, posso essere di aiuto a qualcuno.
Sentitevi quindi liberi di commentare e partecipare. Non tollero offese gratuite, maleducazione, troll e flames come ho visto in tanti altri blog; la regola unica e principale per partecipare è il rispetto per gli altri. Se viene trasgredita, cancellerò commenti e bannerò gli utenti. 
Per il resto: BENVENUTI!!! :-)