giovedì 23 maggio 2013

Libertà e le parole della "verità"

"Sa, è che quando le parole che escono dalla bocca di sua madre perderanno peso per lei, perderà peso fisico anche lei se lo vorrà, senza -quasi- fare fatica".

Due cose di questa frase mi hanno lasciata di stucco. Il "se lo vorrà", e il "le parole di sua madre perderanno peso".

Certo che voglio che perdere peso! Sono qui per questo dottore!
... ma per lui, non è così' scontato... perchè per lui quello che conta è quello che si vuole VERAMENTE..
 Volere, non volere, fare ciò che si vuole, e non ciò che si deve.....

A ogni seduta lo psico ripete almeno tre volte la parola "libertà", e altri vocaboli correlati. Ma io, nella mia vita, quante volte sono stata totalmente LIBERA? Libera inteso come prendere decisioni per me, fare ciò che era meglio per me, senza condizionamenti esterni quali: pensiero di non deludere gli altri, sensi di colpa, rimorsi, o pensare di *dovere* qualcosa a qualcuno, ecc. Beh, è semplice, la risposta è: mai. Praticamente in tutte le decisioni che ho preso, non sono mai stata capace di prenderle a cuor leggero, solo perchè per me quelle scelte andavano bene, piuttosto il primo problema da risolvere è sempre stato: fare qualcosa per non deludere gli altri e le loro aspettative, dare l'impressione della brava bambina ( o brava ragazza, più avanti ), non dare fastidio, non fare arrabbiare nessuno, ecc.

Quando lo psico mi parla di libertà, con quel suo modo semplice e calmo, mi si apre un mondo, e mi si apre anche il cuore. Mi si scioglie un nodo che mi sono accorta di avere nel basso ventre. Mi sento come se stessi in cima a una collina verde, con le braccia aperte, il vento, il sole caldo, e nessuno pensiero che pesa sull'anima.
La prima volta che mi ha spiegato cosa intendesse come libertà dell'individuo, mi è quasi mancato il respiro... mi è mancato sia per il senso di sollievo di aver finalmente capito cosa vuole dire essere liberi, e mi è mancato anche per aver capito quante volte mi sono auto-incatenata a scelte che non erano davvero "mie", ma degli altri. 
Tante volte ho pensato di fare qualcosa liberamente, di scegliere qualcosa liberamente, ma la realtà è che non sono mai stata davvero libera. I primi pensieri che mi guidano sempre sono il prendere la decisione migliore, per dare questa o quella impressione, per non deludere questa o quella persona, o peggio per non sentire questo o quel senso di colpa. Oppure per non deludere mia madre. Che spesso, poi, alla fine, ha sempre e comunque qualcosa da ridire su quello che faccio.

"Io non ho ancora capito che cosa vuole da me. Vuole che mi comporti da adulta ( secondo i SUOI canoni ovviamente ) ma quando cerco di essere indipendente si intromette dicendo cosa è meglio o peggio fare, o peggio impone la sua decisione. Per il periodo storico e sociale e culturale in cui è cresciuta, odia l'idea della donna relegata alla casa e alle faccende domestiche, e anzi a proposito mi ha sempre detto di non sposarmi mai e di pensare prima a me, alla carriera, al lavoro, quando poi è lei la prima che pretende che in casa abbia questo o quel comportamento, che sistemi tutto alla perfezione ( cosa che non faneanche lei ) o peggio che prima di uscire e pensare ad altre cose, devo pensare a sistemare la casa. E se poi le sue aspettative nei miei confronti non vengono rispettate, si arrabbia, e urla. Lei non dice le cose, le urla in faccia alla gente".
"E lei come si sente in quei momenti?".
"Molto arrabbiata con lei. Nervosa. Mi si stringe qualcosa allo stomaco. Ma mi sento anche triste per averla delusa. Sento come se avessi fallito qualcosa, come se lei vedesse un fallimento davanti ai suoi occhi, e mi sento triste e devastata per aver fallito."
"Ma il problema è questo. Lei dà molto peso a quello che esce dalla bocca di sua madre. Ha inconsciamente associato le parole che escono dalla bocca di sua madre, alle parole della verità assoluta. Ma non è così. E' per questo che sta così male. Dovrà arrivare al punto che riuscirà ad ascoltare sua madre, ma prenderà le sue parole per quello che sono, cioè solo la sua opinione e basta, e non la toccheranno così tanto. In quel modo, anche lei potrà avere una sua idea o pensiero, senza necessariamente pensare che sia sbagliato in quanto diverso a quello di sua madre, o senza pensare di averla delusa".
"Ma è difficile, alla fine, avere un pensiero, una idea, una scelta, che sia solo mia. Ho fatto 26 e più anni a fare quel che dicevano i miei genitori, a stare sempre in casa e non uscire perchè così fanno "i figli bravi" ... sa quante volte li ho sentiti dire agli amici "Mia figlia? E' brava non esce mai". Ovviamente poi quando ho iniziato a uscire ( e avevo 26 anni passati, al tempo ), a farmi una vita mia, sono iniziati i problemi, per me e  per loro. Anche perchè ho sempre avuto mia madre che decideva quasi tutto per me, mi diceva cosa fare e in alcune occasioni cosa dire, anche tutt'ora quando scrivo email ai clienti, critica come lo faccio, mi dice esattamente cosa dire e come dirlo... quando fai una vita così, come puoi essere in grado di gestire, da sola, i rapporti interpersonali, o di lavoro? Come fai a gestire nel modo migliore anche solo un semplice rapporto di amicizia, o un rapporto con un cliente, quando hai sempre avuto chi l'ha fatto per te e non ti ha dato mai la possibilità di farlo tu? E poi oltre a questi problemi, sono iniziati anche i problemi con i miei genitori... perchè probabilmente quando ho iniziato ad avere "vita sociale", io non coincidevo piu' con l'idea che si erano fatti di me fino a quel momento".
"E suo padre in tutto questo? Che ruolo ha? Quando sua madre urla, per così dire, lui come reagisce?"
"Mio padre... lavora. Ha sempre lavorato e basta. Ci vuole bene ma non ha mai fatto altro che lavorare e provvedere al sostentamento della famiglia, perchè questo gli è stato insegnato. Se mia mamma si arrabbia, lui indipendentemente che lei abbia torto o ragione la appoggia, per via dei sensi di colpa di esser sempre stato assente o di non aver mai preso le sue difese davanti all'invadenza dei suoceri"

Io sinceramente non so come ci sono arrivata a questo punto. Non so come ho fatto a non accorgermi, per 26 anni, che non stavo vivendo come era normale, ma che ero come in una bolla in un mondo a parte. Anzi mi rendo conto adesso che ho sempre visto -grazie ai commenti dei miei genitori- quanto fosse giusta e normale la mia condizione di "reclusa volontaria" in casa, e quanto fosse sbagliata quella dei miei coetanei che uscivano e si divertivano, e insomma si comportavano da adolescenti come era giusto che fosse.
Io tutto questo lo ho vissuto non perchè io lo volessi, ma perchè per LORO era giusto e quindi per me andava bene così.

Eppure, non capisco come è possibile che sia arrivata al punto di  vedere nelle parole e nei gesti dei miei genitori la verità assoluta, e in quelli di tutti gli altri ( me compresa ) il falso e l'errore.

Che poi mi dà fastidio più che altro per QUANTO sto male quando una mia idea o una mia cosa viene rifiutata. Io non voglio piu' stare male così, sentirmi spezzata a metà. Non voglio sentirmi piu' un fallimento o una stupida, solo perchè mia madre mi urla contro perchè faccio le cose in modo diverso da come se le aspetta lei, o da come le vorrebbe fatte lei.

7 commenti:

  1. Io ti leggo, solo per dirtelo.

    Stai lavorando bene, continua.

    Giuseppe

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    1. Grazie :-) Speriamo bene... prima o poi...
      Buona domenica un bacio.

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  2. Mi rivedo nel tuo rapporto con una madre ipercritica e onnipresente e mi interrogo sul mio ruolo di madre, non mi sembra di essere stata così pressante e criticona anzi... eppure ho fatto ereditare a mia figlia il rapporto problematico con il cibo e con il corpo. La libertà non l'ho mai avuta ma sono sicura di avergliela lasciata eppure.... quanto mi fanno pensare le tue parole!
    Persevera!!!!! Mi pare che tu abbia trovato il giusto interlocutore ^_^

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    1. I rapporti sono così fragili e anche complicati... e anche noi figlie lo siamo.
      Io al momento sono molto molto arrabbiata con mia mamma, e vedo tutte le colpe in lei, anche se freddamente posso dire che se lei è così, non è totalmente colpa sua ( dipende dalla sua famiglia, società, ambiente, un sacco di altri fattori insomma), e allo stesso modo nonostante gli errori che può aver fatto, ha sicuramente comunque cercato di fare del suo meglio, cosa che sono certa valga per te. A volte il problema è il rapporto, a volte è una persona, a volte l'eccessiva sensibilità, a volte genetica, a volte tutto l'insieme. Spero che a causa dei miei post non ti sentirai "colpevole" verso tua figlia ( anche perchè mia mamma non è te... e tu non sei lei ), e cerca di non crucciarti troppo... stai facendo tantissimo, per te e per lei. Vorrei tanto che anche mia madre si mettesse in discussione qualche volta, e non partisse sempre dal presupposto che, in quanto madre, lei ha ragione a prescindere. Non scende mai dal piedistallo del suo ruolo genitoriale, cosa che invece tu stai facendo, ed è un gran passo per riavvicinarti a lei, secondo me.
      Ti abbraccio forte, e grazie del commento.

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  3. Mi accorgo che certe volte sono come tua madre con te, solo in rapporto a mia sorella, un po' meno al resto del mondo. Mi tocca darmi una regolata. Penso che il problema, di ua madre, parta anche da una certa smania di controllo. Detto ciò , per non conoscere i meccanismi della terapia, penso, da quanto leggo, che state andando nella direzione giusta. Se non sbaglio anni fa parlammo di un "downgrading" genitoriale ovvero della consapevolezza che ci hanno messo al mondo, che cercano sempre il meglio per noi, ma che sono umani e per questo con il loro carattere e soprattutto i loro errori. Non sono infallibili e con il dovuto rispetto, sono al nostro pari. Tuttavia questo non è un passaggio scontato e tu ci stai lavorando su, senza contare che fare in modo che tua madre si renda conto che non può governare tutto sarebbe un bell'aiuto

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    1. E' difficile farle capire che, alla fin fine, è "solo" una persona come me, nè piu' nè meno, e non ha nessun diritto o dovere piu' di me. Siamo alla pari... o per lo meno dovremmo esserlo. Come dicevo poco piu' sopra, non scende mai dal suo "piedistallo genitoriale", motivo per cui pensa di avere il diritto di dire e fare cose che a una persona di 30+++ anni non dovrebbe nè dire nè fare.
      Scendere dal piedistallo per lei penso sia come fare un "passo indietro", come scendere di livello e di importanza, e penso che per questo non riesca ad accettarlo, perchè perderebbe potere e probabilmente dovrebbe lottare con l'immagine di matrona che ha di se stessa. E finchè non se ne rende conto e non si decide a farlo, continuerà a tormentarmi... anche se poi alla fine, se mi tormenta, è colpa mia che glielo permetto, perchè non sono capace di "rimetterla al suo posto".

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  4. tua madre tu gestisce nella misura in cui tu glielo permetti, quando riuscirai ad essere più staccata e a sentirti più sicura di te stessa, probabilmente crescerà anche lei, in caso contrario tu continua per la tua strada, noi genitori non siamo i vostri proprietari e non mettiamo al mondi figli solo per farne nostre proiezioni,vedrai che ce la farai:-)

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