venerdì 17 maggio 2013

"E allora, si è fatta una idea di questa terapia?"

Dopo 10 minuti introduttivi in cui mi ha chiesto come va il lavoro, come è andata la settimana, che cosa ho fatto, ecco che lo psico mi fa LA domanda.
"Mi diceva che lavora con sua madre. Come va il rapporto?"
... come va. E' difficile, duro, pesante, burrascoso. Per il 90% delle cose che faccio c'è sempre un commento pronto ad arrivare. Non di approvazione, ovviamente, ma una critica che ti dice che non l'hai fatto abbastanza bene, o non lo hai fatto troppo bene, che si poteva fare diversamente. O magari, mentre sto lavorando, mi interrompe e inizia a lamentarsi su "altro" ( che non è quello che sto facendo ), e che io non ho eseguito abbastanza bene.
Io spesso sono al banco tranquilla che porto avanti i miei ordini, e subito arriva un commento, oppure un'urlata ( si perchè dovete sapere che uno dei mezzi comunicativi che piacciono tanto a mia madre, sono le urla.. lei non ti dice le cose, te le urla in faccia ), che mi destabilizzano. Inizio a provare un mix di fallimento, di tristezza, di dispiacere per averla delusa l'ennesima volta, e una rabbia per avere per madre una persona che non è mai contenta di quello che faccio. Mi disse una volta, tre anni fa circa: "Il mio piu' grande rammarico nella vita, è che tu e tua sorella non siete come dico io".

Mi dispiace deluderti, mamma, davvero, ma prometto in questo momento che prima o poi la smetterò di sentirmi in colpa per non essere come dici tu. Sappi che IO sono IO, io non sono TE, e sono fatta a mio modo. Sono una persona, un'entità che è staccata da te, ed è giusto che io sia diversa. Diversa non vuole dire sbagliata. Se tu quella che sbaglia, perchè che mi vuole uguale a lei.

Il vero problema, è staccarsi da tutti questi sensi di colpa che provo quando arriva un suo commento. Non riesco a rendermi indipendente, perchè lei non mi permette di esserlo. E' una donna piena di contraddizioni. Mi vuole adulta, brava ( come dice lei però ), indipendente ( sempre come dice lei ), però allo stesso tempo non trova occasione per farmi notare che le cose non le faccio bene ( e meno male che c'è lei a farmi notare gli errori, no? ), e quando mi decido a fare qualcosa in indipendenza, ecco che arriva coi suoi "consigli" ( non richiesti peraltro ) e suggerimenti. Come posso essere indipendente se lei è la prima che non mi lascia andare?
I suoi consigli poi, sono quasi obbligata a seguirli, perchè ogni volta che obietto, o dico che non sono d'accordo, inizia una discussione infinita ( in cui spesso e volentieri lei comunica con urla, come dicevo ). E spesso, piu' dico di non essere d'accordo, più lei si arrabbia. E più si arrabbia, più aumenta il rischio che si incavola così tanto, che arriva a mettere il muso e a non parlare per un tempo variabile tra le 24 e le 36 ore.

Eh si, mi toglie anche la parola. Uno che la vede dal fuori, pensa chissà cosa io abbia fatto, che figlia terribile io possa essere, quanto poco io abbia combinato nella vita, per fare arrivare un genitore a un tale punto di disperazione. Ve lo posso assicurare, che a guardarla, sembra davvero distrutta, affranta, sofferente.
Sono davvero così terribile come figlia? Ma per cosa poi??  Per avere una idea diversa dalla sua?

"Oh ma io delle mie figlie sono molto contenta". Lo dice a tutti, con tutti esprime quanto è contenta di me e di mia sorella; l'immagine di facciata è madre felice e perfetta con figlie perfette. 
Peccato che a me e a mia sorella, direttamente, non lo ha praticamente mai detto, nè ha mai dato segno di questa gioia e soddisfazione, anzi. Forse pensa che la continua critica è un mezzo formativo, per farci sempre migliorare, ma in realtà ha l'effetto opposto, cioè quello di farti sentire sempre più un fallimento.

La cosa che mi distrugge, è che non posso avere un pensiero, un comportamento, una idea, tutta mia. Mi vuole uguale a lei, inglobare in lei, ma non è possibile, perchè io non sono come lei, io non sono lei. Se ne deve fare una ragione.

E alla fine della seduta, quando lo psico mi chiede:
"E allora, si è fatta una idea di questa terapia? Cosa ne pensa?"
La mia risposta poteva essere solo una:
"Penso che sono stanca di questa situazione. Che adesso basta. BASTA veramente".
E lui:
"Oh, bene!!! BENE!! BE-NE!!!!"

Ha detto l'ultimo "bene" quasi urlando, come se lui avesse vinto una gara di corsa, o una battaglia, e stesse esultando.
 
Lo spero dottore, lo spero tanto anche io di vincerla questa battaglia..

3 commenti:

  1. La battaglia PUO' essere vinta!
    Ma già, io sono una mamma e tante cose devo ancora capirle.... ^_^

    Puoi togliere il controllo dai commenti?

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    1. Speriamo ^__^

      il controllo cosa sarebbe? mi informo perchè non ne ho idea :-)

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  2. la vincerai, mi sembri molto consapevole, un abbraccio

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